martedì 28 aprile 2009

Partita del 27 aprile. Pali, peli e setole



Suini rosa italiani-Suini rosaneri senesi stranieri 6-6

Le due squadre di porcelli, incontratesi ieri sera, hanno dato vita ad un bel match che ha dimostrato come la tanto temuta "febbre suina" sia ancora lontana dall'Italia. Le pagelle.

Suini rosa italiani
Jimmy Soriani. Costretto all'immobilità da un risentimento muscolare, ottima prestazione fra i pali, colpiti ripetutamente dagli avanti avversari ogni qual volta lui non poteva arrivarci.
Piggy Sandroni. Ha opposto tutta la sua mastondotica mole fisica alle fucilate degli agguerriti cinti senesi, librandosi pesantemente anche in attacco siglando un magnifico gol di testa.
Porcellatto. Prova appena sufficiente, salvata peraltro dalla zoccolata di piatto all'ultimo secondo che è valsa il pareggio finale.
Suinangelo. Ottima la sua difesa, impreziosita da una rete magnifica segnata dalla linea di fondo.
Maialoto. Una spina nel fianco, tripletta, pali e peli, nel senso di titi fuori di pochissimo, al punto di far grufolare dieci parole al Cerdo Leonardi "Che palle che sei sempre a ruspare con quei rimpalli".

Suini rosa-neri senesi stranieri
Cochon Buscaglion. Con i suoi francesismi e filosofici grugniti, ha confermato il buon stato di forma spaziando a tutto trogolo.
Comilao Mancinao. Il portoghese ha giocato in tutti i ruoli: portiere, difensore, centrocampista, attaccante e, eccezionalmente, pure difensore per la squadra avversaria respingendo le botte a colpo sicuro dei suoi lardosi compagni.
Matschwein Mezz. Ha messo tutta la sua teutonica fisicità al servizio della squadra, risultando però più impreciso del solito in zona gol e limitandosi quindi a rabbiose quanto inutili sgroppate.
Cerdo Leonardi. La sua qualità non è mai venuta meno, così come le sue preziose invenzioni spagnoleggianti capaci di infilare spesso la difesa dei suini italiani.
David Griskott. Come il suo sosia Ibra, il longilineo porcellone svedese ha prima sofferto Piggy Sandroni e, poi, ha caracollato seminando il panico senza inquadrare (quasi) mai la porta avversaria: da lui ci si attende sempre di più.

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