giovedì 20 novembre 2014

Partita del 17 novembre. CALCETTO A LAMPEDUSA (by MAX)



Provate voi a gestire, in un qualsiasi campetto italiano, una normale e tradizionale partita di calcetto, mentre, sulle coste limitrofe al campo, premono masse di calciatori migranti sbarcati clandestinamente ad opera di scafisti senza scrupoli. Accoglierli? Impossibile. Lo spazio sarebbe poco. Rifiutarli? Impensabile. Siamo una squadra accogliente ed amante della pace. Sviluppare una possibile integrazione? Facile a dirsi ma quando cominciano a palleggiare sulla linea di confine, impazienti e scalpitanti, comprendi che si potrebbe sfiorare uno scontro tra civiltà. Allestire un campo profughi? Vi stazionerebbero per un poco e poi li ritroveremmo a vagare dietro le porte o nei pressi dell’area di rigore. I nostri politici, anche in questa occasione, hanno espresso pareri ed opinioni del tutto lontane da qualsiasi progettualità a lungo termine. Il risultato? Una partita votata al pareggio dove la mancanza di un risultato certo è stata la manifestazione palpabile del nostro eterno indecisionismo. Questa la cronaca di una partita condita di populismo, criptobuonismo e solidarietà.

 I NON VINCENTI

 Simone Salvini: lotta con convinzione ben destreggiandosi e dimostrando di essere il miglior marcatore. Soffia sul fuoco del populismo chiedendo una politica estera muscolare e la cacciata della squadra migrante a colpi di cannoniera. Coerente.

Abel Peròn: offre un’ottima prova di portierato ricordando a tutti che la società argentina ospita folte discendenze italiane. Nobile.

Pacho: Corre come fosse in salita sulla Marmolada ma ricorda a tutti quando superò clandestinamente il confine messicano riuscendo a crearsi una famiglia negli States. Commovente.

Pontrelli: Vivacchia ma ricorda a tutti quando superò clandestinamente il confine americano riuscendo a crearsi una famiglia a Città del Messico. Confuso.

Potino: guarda a suo padre come ad un modello d’integrazione e così facendo scorda dove sia, cosa faccia e soprattutto, il perché. Amnesico.

I NON PERDENTI

Atto Bergoglio: dimostra la generosità dei martiri e la vecchiezza del suo Ordine religioso. Soffre e combatte. Lotta per l’accoglienza o, comunque, per la tolleranza, chiedendo l’intervento delle più alte istituzioni ovvero del mister. Delegante.

Max Renzi: recita il suo vecchio ruolo di portiere. Sviluppa un progetto di contenimento del fenomeno migratorio con la politica del pugno di ferro nel guanto di velluto. Badogliano.

Poto Bossi: imita l’inconcludenza del figlio pur impegnandosi con maggior volontà. Rappresenta la pancia del popolo padano. Lavoratore e tetragono. Ridente alle sole sagre del carroccio. Marmoreo.

Michele Borghezio: Alcuni guizzi felici ma episodici. Nessuno lo rimprovera anche perché chi è senza peccato….Negletto.

Davi: snobba il problema migratorio concentrandosi esclusivamente sul fare. Inattaccabile.

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