martedì 22 dicembre 2009
Psicopartita prenatalizia del 21 dicembre
A soli 4 giorni dal Natale 2010, al Centrale del Ledimar si è disputata la penultima partita dell'anno, caratterizzata da diverse implicazioni psicologiche che hanno trasformato i 60 minuti del match in una lunga seduta di analisi orchestrata dal dottor Sigmund Freud, che mai,nella sua lunga e onorata carriera, aveva incontrato tutti insieme 10 pericolosi psicopatici riuniti sotto un angusto tendone.
Siamo riusciti ad avere dallo stesso Freud le cartelle cliniche conseguenti agli incontri divise per gruppi terapeutici, e, in barba alla privacy, assumendoci quindi la responsabilità delle conseguenze del nostro gesto, le pubblichiamo al...pubblico ludibrio...dei milioni di frequentatori del web.
Gruppo Terapeutico dei perdenti.
Massimo Baronciani. Il soggetto ha dimostrato di soffrire della classica "depressione" da festività. Così come durante il mese di agosto decide di scomparire dalla scena estiva perchè già proiettato sui rigori invernali che rendono (se possibile) ancor più squallida e inconcludente la sua ormai millenaria esistenza, Baronciani vive il periodo natalizio come una sorta di vagabondaggio interiore al quale riesce a sopperire solo organizzando le sue serate per tutti i 15 giorni contando su una serie di inviti strappati ai suoi filantropici conoscenti o, come nel caso del 25 dicembre, trascorrendo la parte finale del giorno di Natale insieme ad un altro homeless di cui parleremo dopo. Così, anche nella prestazione sportiva, Baronciani si mette fra i pali con il grigiore del depresso, non facendo nulla per provare a "salvare la Baracca" adagiandosi su una prestazione incolore.
Cristiano Ronaldo. Già il fatto che il suo nome non sia bene conosciuto, al punto di dover essere identificato tramite pseudonimi e nomignoli che richiamano a ben altre personalità, è significativo di una scarsa tenuta in considerazione da parte del gruppo dal quale non si sente del tutto integrato. Nel caso della seduta di ieri, è stato addirittura chiamato in studio con sole due ore di anticipo e il permesso ricevuto dalla sua signora gli è risuonato nella testa durante l'intera partita, dato che dopo i primi 10' nei quali sembrava in grado di di resistere ai sensi di colpa derivanti dall'inopinato abbandono prima di una bella cenetta tet a tet, i restanti 50' sono stati caratterizzati da una perdita d'identità che che lo ha portato a vagare per il campo senza un ruolo fisso.
Marcello Buscaglia. Evidentemente, il soggetto crede di poter sopperire alla concreta durezza della vita (e del calcetto) con le sue teorie filosofiche autoctone, che lo portano spesso a provare a concludere da solo nonostante possa trovare soluzioni alternative. Nella fattispecie del caso, è stato addirittura inserito in un gruppo di lavoro creato ad hoc sulla sua complessa personalità ma, evidentemente, non è riuscita a puntino l'amalgama con gli altri componenti del team. Ha provato più volte a colpire con reiterate pallonate (4) l'homeless di cui parlaremo poi, con la consapevolezza che così facendo diminuiva le sue possibilità di segnare ma aumentava la sua soddisfazione per il danno procurato. E' chiaro che un atteggiamento del genere va rivisto in chiave di una maggiore collaborazione con i compagni alla faccia di fumose shopenaueriane teorie.
Marco Cadeddu. E' estremamente indicativo il fatto che si sia autonominato Mister della squadra, questione che fa comprendere sin da subito quale sia il suo grado di autoconsiderazione. Il suo problema è evidentemente circoscritto a questo periodo in cui, non si sa bene per quali motivi, tende a bulimizzare la sua alimentazione ingrassando a vista d'occhio e mettendo su un giro vita che farebbe invidia a Claudio Sandroni (un altro giocatore che attualmente ha sospeso la psicoterapia perchè alle prese con guai fisici al ginocchio e, soprattutto, con la grave crisi del mercato immobiliare che ne mina la tranquillità economica). Al punto che i tre miseri spiedini di pesce ordinati per cena, proprio in funzione "dietologica", sono stati ingurgitati in poco più di 15" e le calorie riparmiate sono state rimpiazzate da 25 scacchetti di torta al cioccolato.
Paolo Poto. Aveva cominciato l'incontro con tutta la buona volontà di chi, sopperendo ad un carattere burbero ed introspettivo, vuole subito provare a dialogare con gli altri. Poi, visti gli scarsi risultati dei suoi sforzi, si è rinchiuso ancora una volta in sè stesso mugugnando e azzardando strade autoreferenziali che se alcune volte hanno sortito effetti, alla lunga sono state inutili. Probabilmente, molte delle sue difficoltà comportamentali partono dal doversi confrontare con un figlio che, a soli 18 anni, si sta dimostrando un vero protagonista della vita pesarese e la sindrome del "padre superato" potrebbe aver provocato dei complessi che andrebbereo curati con molta attenzione: in questo potrà essere decisivo l'aiuto della moglie che, infatti, per garantirgli un po' di serenità in questo periodo buio, lo porterà con sè in Cecoslovacchia per trascorrere un Felice Natale con i suoceri. Beato lui.
Gruppo terapeutico dei vincenti (le diagnosi saranno quindi più brevi, non avendo riscontrato particolari tare psicologiche).
Andrea Simomncelli. Il personaggio ha mostrato un grande ottimismo legato alla voglia di tornare in campo: pur di essere del match, il pingue contabile della FIAT si è sacrificato nel ruolo di portiere contribuendo alla rimonta dei suoi e occupando, anche fisicamente, lo spazio utile a non subire gol. I tempi di recupero si annunciano perciò brevi, con l'unica avvertenza di non uscire obesi dai prossimi giorni che saranno trascorsi a Pianello.
Alberto Rigucci. Aveva iniziato la seduta con seri problemi di autostima, dovuti in principal modo ad una posizione non bene identificata in campo. Poi, prese le misure e trovata la giusta collocazione, ha acquisito una notevole sicurezza e ha svolto perfettamente il suo compito di ultimo difensore. In altre parole, per poter contare sulla sua proverbiale affidabilità, basta sapergli infondere fiducia e metterlo al posto giusto nel momento giusto.
Antonio Astuti. E' veramente arduo definire un quadro clinico per questo strano soggetto che è capace, nel corso della stessa partita, di compiere qualsiasi impresa nel bene...e nel male! Questa volta è andata più bene che male e anche per lui per la consapevolezza, forse, che il suo Natale da vero homeless sarà impreziosito dall'incontro con Baronciani: andare in due alla mensa della Caritas è sicuramente meglio che doverlo fare da soli.
Andrea Leonardi. Ultimamente, dopo aver riacquistato improvvisamente la vista a Lourdes, Leonardi si era lasciato andare sulla pericolosa via dell'alcolismo (al punto di confondere il suo esemplare unico al mondo di Rottwuaua - incrocio fra Rottweiller e Chiuaua - con una fantomatica e innominata "figlia"). Evidentemente rinsavito dopo aver perso la strada anche venerdì sera, la chiave della sua ripresa è legata anche alla sua ritrovata loquacità , circostanziata ad un perentorio "Arrivo" che, detto da lui, è un discorso degno di un grande oratore.
David Remedi. Come spesso gli accade, il bomber ha un continuo bisogno di autodefinirsi e autonominarsi: è il suo modo per trarre la forza per segnare a ripetizione come, in effetti, è successo ieri nel momento in cui c'era davvero bisogno di lui. Una volta capito il suo limite (legato ad una nemmeno celata volontà di non percorrere un metro più del dovuto), le sue potenzialità offensive sono tali da rendere inutile ogni ulteriore discorso. D'altronde, quando segna così, va bene così.
In appendice, bisogna annotare che alla psicoterapia di ieri è mancato il soggetto che più di ogni altro andrebbe analizzato, cioè Michele Mancini. Probabilmente, sapendo che sarebbe stato presente il dottor Freud, Mancini ha preferito defilarsi anche se siamo profondamente convinti che nemmeno Sigmund sarebbe stato in grado di giungere a conclusioni sulla sua disturbata personalità. Per questo, il celebre etologo Desmond Morris, dopo aver scritto anni fa "La scimmia nuda", ha deciso di aiutare Freud con la stesura del suo prossimo saggio dedicato proprio all'animale Mancini e intitolato "Il Mancini nudo" cui contribuirà, suo malgrado, la bella moglie Marina che, alla stregua di "Tu Tarzan io Jane", proverà a definire il profilo del suo quadrumane marito.
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