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Partita del 30 settembre. La seconda vita di Vitas Gerulaitis
"Ma come cazzo avete fatto le squadre???".
Questo il commento a caldo, dall'alto della sua inarrivabile bellezza,
di Osvaldo Paulinho Trebbi, in perfetta mise calcettistica, non appena
ha visto i suoi compagni: "La differenza", definito in questo modo dopo
che sette giorni fa è stato umiliato a più riprese dal quindicenne
Baloteddu; un difensore di sinistra fama uscito dagli spogliatoi in
pigiama; un altro difensore allampanato vestitosi con un completo
tennistico vintage anni '70 che nemmeno Fantozzi e Filini avrebbero
avuto il coraggio di esibire; un panciuto energumeno in stile Gomorra
che, quando si sveglia male (molto spesso), tenta di tornare di buon
umore ascoltando la canzone "Una vita da mediano" del suo idolo Luciano Ligabue.
Dall'altra parte: l'invincibile Hulk argentino fra i pali; mister
Mezzarri con minacciosa cresta-visiera da rock'a billy anni '50 (gli
mancano ancora 29 mesi); Pablito Bernabé, nuovo azionista Telecom Italia
proveniente dall'agguerrita filiale di Madrid; Franco Cesarini, a dire
il vero un po' claudicante e già costretto a massaggiarsi durante il
riscaldamento; Ciro Immobile, la gioia di qualunque allenatore nella
dimostrazione che si può fare quasi sempre gol pur senza muoversi se non
entro una circonferenza di poco più di un metro.
Eppure, dopo pochi
minuti, il risultato era già di 5-1 per quella che Osvaldo aveva
definito poco prima un'accozzaglia di peones. Ma cos'era successo? Che,
non si sa come, "La Differenza" l'ha fatta in positivo, parando tutto,
rigori compresi. Che, non si sa come, Ben-ATT-ia, liberatosi del pigiama
e indossata una maglietta israeliana, si è immedesimato perfettamente
nella parte da mossad difendendo il difendibile e regalandosi pure una
fantastica tripletta, con perla da metà campo. Che, non si sa come,
Gerulaitis ha segnato un impossibile gol fra palo e portiere che nemmeno
Liajc ha fatto domenica scorsa. Che, non si sa come, il fan di Ligabue
si è travestito da Gervinho, o, meglio, Mancinho, e ha presidiato la sua
fascia con una perizia degna della miglior ala sinistra vista alla
Baratoff. E, infine, si sa come, Osvaldo ha come fatto sempre fatto
il diavolo a quattro in avanti. A nulla è quindi valso il tentativo di
rimonta degli inebetiti Bianchi, infrantosi sul 6-10 finale, nonostante i
generosi tentativi dell'acciaccato Franco e il gol da cineteca di
Pablito. Una perla nel deserto di una prestazione che, molto spesso, ha
ricordato il Cicciarello dei tempi peggiori, in conseguenza della
lunghissima pletora di dribbling che, visto che non gli riuscivano
contro la munitissima difesa avversaria, ad un certo punto ha provato a
fare ai suoi compagni stessi, che in effetti non capivano cosa stava
accadendo e l'hanno lasciato lì anche ad autoscartarsi con un movimento
simile a quello dei dervisci rotanti.
Lunedì prossimo, andrà in onda "LA RIVINCITA".
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