martedì 1 ottobre 2013

Partita del 30 settembre. La seconda vita di Vitas Gerulaitis


"Ma come cazzo avete fatto le squadre???".
Questo il commento a caldo, dall'alto della sua inarrivabile bellezza, di Osvaldo Paulinho Trebbi, in perfetta mise calcettistica, non appena ha visto i suoi compagni: "La differenza", definito in questo modo dopo che sette giorni fa è stato umiliato a più riprese dal quindicenne Baloteddu; un difensore di sinistra fama uscito dagli spogliatoi in pigiama; un altro difensore allampanato vestitosi con un completo tennistico vintage anni '70 che nemmeno Fantozzi e Filini avrebbero avuto il coraggio di esibire; un panciuto energumeno in stile Gomorra che, quando si sveglia male (molto spesso), tenta di tornare di buon umore ascoltando la canzone "Una vita da mediano" del suo idolo Luciano Ligabue.
Dall'altra parte: l'invincibile Hulk argentino fra i pali; mister Mezzarri con minacciosa cresta-visiera da rock'a billy anni '50 (gli mancano ancora 29 mesi); Pablito Bernabé, nuovo azionista Telecom Italia proveniente dall'agguerrita filiale di Madrid; Franco Cesarini, a dire il vero un po' claudicante e già costretto a massaggiarsi durante il riscaldamento; Ciro Immobile, la gioia di qualunque allenatore nella dimostrazione che si può fare quasi sempre gol pur senza muoversi se non entro una circonferenza di poco più di un metro.
Eppure, dopo pochi minuti, il risultato era già di 5-1 per quella che Osvaldo aveva definito poco prima un'accozzaglia di peones. Ma cos'era successo? Che, non si sa come, "La Differenza" l'ha fatta in positivo, parando tutto, rigori compresi. Che, non si sa come, Ben-ATT-ia, liberatosi del pigiama e indossata una maglietta israeliana, si è immedesimato perfettamente nella parte da mossad difendendo il difendibile e regalandosi pure una fantastica tripletta, con perla da metà campo. Che, non si sa come, Gerulaitis ha segnato un impossibile gol fra palo e portiere che nemmeno Liajc ha fatto domenica scorsa. Che, non si sa come, il fan di Ligabue si è travestito da Gervinho, o, meglio, Mancinho, e ha presidiato la sua fascia con una perizia degna della miglior ala sinistra vista alla Baratoff. E, infine, si sa come, Osvaldo ha come fatto sempre fatto il diavolo a quattro in avanti. A nulla è quindi valso il tentativo di rimonta degli inebetiti Bianchi, infrantosi sul 6-10 finale, nonostante i generosi tentativi dell'acciaccato Franco e il gol da cineteca di Pablito. Una perla nel deserto di una prestazione che, molto spesso, ha ricordato il Cicciarello dei tempi peggiori, in conseguenza della lunghissima pletora di dribbling che, visto che non gli riuscivano contro la munitissima difesa avversaria, ad un certo punto ha provato a fare ai suoi compagni stessi, che in effetti non capivano cosa stava accadendo e l'hanno lasciato lì anche ad autoscartarsi con un movimento simile a quello dei dervisci rotanti.
Lunedì prossimo, andrà in onda "LA RIVINCITA".

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