PARTITA DEL 24 MARZO - LA
CRONACA
Lunedì 24 marzo 2014. La
raggiunta parità con un punteggio di 12 – 12, registrava quell’auspicato
pareggio di bilancio, da più parti invocato dopo le ultime disastrose fasi
economiche, caratterizzate da squilibri quasi strutturali. Esauritasi dunque la
fase squisitamente mistica e con essa la forza propulsiva alimentata dalla
trascorsa teologia dei veggenti, lunedì scorso riappariva
finalmente l’Illuminismo, con le proprie cartesiane e sobrie
rassicurazioni. Si chiudeva cioè la pagina dell’irrazionalità e
dell’oscurantismo medioevale, per giungere ad un’appagante tranquillità piccolo
– borghese che, comunque, ben lungi dal sacrificare sul proprio altare,
l’agonismo e la volontà di predominio, incanalava questi ultimi ineludibili
elementi dell’antropologia sociale in un sistema ben più gratificante sotto il
profilo sportivo.
Dunque, i quintetti: MANCINI,
ATTO, MAX, DAVI E LEONARDI contro ABEL, MEZ, RIGU, SIMONE E CHEF. Dalla porta
di Max si assisteva in lontananza e confusamente, a frequenti viluppi di
braccia e gambe, aggrovigliate a terra, dalle quali emergeva un sordo mugugnìo
di malcontento e smarrimento e dove, ad epilogo del tutto, si raccoglieva una
palla, sola, in fondo al sacco. Al di là di questi scenari danteschi, la
partita, ad opera di due falangi ben motivate e convinte, veniva affrontata con
ritmo serrato e sostanziale correttezza. Solamente l’ipossigenazione della
quale ha cominciato a soffrire Michele Mancini, poteva spiegare come
quest’ultimo riuscisse con tanta convinzione a confondere la sagoma del proprio
compagno Atto con un avversario inesistente, per tempo e luogo.
I DUE TORNEI
Il tempo, inesorabilmente,
tutto consuma e tutto spegne.
Pertanto, allo scopo di contrastare il più efficacemente possibile il fatale
andare degli eventi, dilatare nel tempo le fortune di questo bellissimo gruppo
e, di conseguenza, arricchire il percorso collettivo, di nuove suggestioni e
più ambìte mete, mi permetto, in qualità di Presidente emerito, di sottoporVi
la seguente proposta, ovvero l’organizzazione di due tornei interni
da svolgersi in prossimità delle fasi invernali ed estive dell’anno sportivo
ovvero immediatamente prima delle rispettive cene di inizio stagione. I due
tornei, rispettivamente, di andata e di ritorno insedieranno i campioni
d’estate e d’inverno e si consumeranno nell’ambito di due partite che
potranno diventare tre in caso di pareggio il quale, presupporrà, com’è logico,
la cosiddetta sfida idi bella.
Occorrerà, naturalmente,
garantire l’uniformità delle due squadre nel corso dell’intero e breve torneo,
anche, se, per non cadere in un eccesso di burocratico perfezionismo, si
suggerisce di prevedere ragionate eccezioni in caso di inevitabili ed
imprevedibili assenze, onde non incorrere nell’impossibilità pratica di
continuare nella disfida.
Le due squadre si dovranno
munire, inoltre, di divise rappresentative con le quali
storicizzare l’evento nel corso degli anni mentre le stesse serate di gara
dovranno caratterizzarsi per la consumazione del cerimoniale delle
fotografie, le quali saranno opportunamente inserite nell’archivio del
blog.
Ritengo che l’allestimento di
due tornei in un anno costituisca la giusta proporzione nel contesto dell’anno
sportivo, alimentando la naturale predisposizione psicologica ai due eventi
che, come si sa, costituisce uno dei propellenti per garantire la coesione
della squadra nel tempo, e per fornire, di conseguenza, un ulteriore obiettivo
verso il quale astrattamente e concretamente tendere. Coloro che si trovino
d’accordo si esprimano al più presto mentre i recalcitranti ci pensino prima di
dissentire. La squadra ha sfidato i decenni grazie alla propria flessibilità
e fantasia e mai arretrando di fronte al nuovo.
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