mercoledì 29 ottobre 2014

Partita di lunedì 27 ottobre. LEONARDETTE SUBIROUS (BY MAX)



LEONARDETTE SUBIROUS

San Leonardette Soubirou italianizzato in Leonardo Soubirous, è stato un religioso e mistico pesarese. E’ ancor oggi conosciuto per le apparizioni mariane alle quali riferì di aver assistito in un campo di calcetto vicino al suo paese natale, il Campetto di Massabielle, a Soria. La visione dell'allora già non più giovane Leonardette è conosciuta come apparizione della "calciatrice vestita di bianco", divenuta nota poi come Nostra Calciatrice di Lourdes. Da quella visione seguirono prodigi dichiarati non spiegabili scientificamente, da una Commissione medica appositamente istituita dall'amministrazione del Santuario dell’Athletic Club. Fu sicuramente da allora che Leonardette perdette inspiegabilmente la parola.
I sorprendenti accadimenti di cui fu protagonista in giovane età Leonardette hanno fatto di Lourdes uno dei principali luoghi di pellegrinaggio per chi professa la fede nel calcetto ma soprattutto, per chi, affetto da numerosi mali, ha dovuto abbandonare le proprie passioni sportive.
Il padre, Quinto Soubirous, e la madre, Armanda Castérot, gestivano il mulino di Soria dove egli nacque il 7 gennaio del 1964. Fu battezzato due giorni più tardi, il 9 gennaio, primo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, nella chiesa parrocchiale di Cristo Re. Appena venne alla luce pronunciò le prime frasi che vennero subito annunciate come profetiche:- “Lunedì si gioca?  Dopo di lui i due coniugi non vollero altri figli.
Leonardette conobbe presto la fame e la malattia. Di salute fragile, a causa delle tante stagioni invernali trascorse sui campi all’aperto della provincia, dimostrava comunque meno anni di quelli che aveva. I suoi sentimenti religiosi erano già forti sebbene non conoscesse il catechismo. Alcuni vicini affermarono che la famiglia viveva armoniosamente, basandosi sull’amore reciproco, mediato da una spiccata devozione religiosa.
Per contribuire al mantenimento della famiglia Leonardette venne venduto ad una squadra di calcio di Bartrès, dove egli si distinse sia per l’abilità nel controllare la palla, che per la fulminea velocità che gli permetteva di seminare senza fatica tanti giocatori più giovani di lui. Venne più tardi impiegato nella sorveglianza e pascolo delle greggi, dove ebbe occasione di conoscere il pastorello occitanico Fabienne Pontrellì.
Secondo quanto riferito dallo stesso Leonardette, il 27 ottobre 2014 già incanutito, mentre assieme al suo amico, Fabienne Pontrellì, partecipava ad una partita di calcetto vicino alla grotta di Massabielle (poco fuori Lourdes), Leonardette ebbe la prima visione di ciò che descrisse come "un piccolo calciatore giovane" eretto all’interno di una nicchia incavata nella roccia. I giocatori che giocavano con lui quella sera di fine ottobre, riferirono di non aver visto nulla. L'identità dell'apparizione - nelle parole di Leonardette - rimase sconosciuta fino alla seconda visione, quella del 3 novembre. Sino ad allora Leonardette si era limitato a chiamarla “Simonette” che, in lingua occitanica significava e significa ancor oggi “il calciatore” o “la calciatrice”. La storia di Leonardette creò scompiglio tra gli abitanti della cittadina pesarese, che erano divisi sulla convinzione che il non più giovane marchigiano mistificasse il proprio racconto per giustificare l’immobilismo durante le tante partite giocate negli ultimi dieci anni.
Presto, un grande numero di persone iniziarono comunque a seguirlo quotidianamente nel corso delle tante partite, talune per curiosità, altre le quali potevano finalmente conoscere colui che aveva assistito ad una autentica apparizione miracolosa. Il contenuto delle visioni di Leonardette fu caratterizzato da assoluta semplicità e indirizzato prioritariamente sulla necessità della preghiera e della penitenza negli spogliatoi. Tuttavia, durante la seconda apparizione, quella del 3 novembre, Leonardette spiegò alla sua famiglia che la Signora aveva detto "Recati per favore dagli altri giocatori e riferisci loro che una cappella a me dedicata dovrà essere edificata qui, accanto al campetto, vicino al fiume Foglia”. Accompagnato da due delle sue zie, Leonardette si presentò puntualmente con la richiesta al parroco di Sorii, un uomo dalla mente feconda ma austero e poco incline a credere ad affermazioni, pressoché sempre mendaci di contadini semianalfabeti e in cerca di notorietà.
Il Parroco disse a Leonardette che la bianca calciatrice doveva fornire almeno un'identificazione più certa e meno generica. Il laconico giocatore di calcetto affermò che nella visione successiva aveva ripetuto alla lettera le parole del Parroco alla figura ancora sconosciuta ma che ella si era limitata ad un inchino seguito da un impalpabile sorriso senza parola. Il sacerdote disse a Leonardette che sarebbe stato importante evidenziare la prova che la "bianca calciatrice" era reale e tangibile, capace quindi, di compiere un miracolo.
Chiese a Leonardette di far scaturire acqua finalmente calda, dalle docce del complesso calcistico, mostrando così le prove della loro virtù salvifica. Si era giunti a metà novembre.
Come Leonardette riportò più tardi alla sua famiglia e agli inquirenti civili ed ecclesiastici, durante la seconda apparizione, la bianca calciatrice gli riferì, presumibilmente di bere l’acqua sorgente che fluiva dalle docce, invitandolo a cibarsi delle piante che crescevano liberamente in quel terreno duro e arido. Dal giorno in cui Leonardette aveva portato alla luce la sorgente, 68 guarigioni tra quelle verificate dall'Ufficio Medico di Lourdes e classificate come "inspiegabili", sono state riconosciute miracolose dalla Chiesa cattolica. Tra queste: il senno restituito a Mancini, il sorriso ridipinto sul volto di Poto, la sportività del negletto Mezz, la lucidità e la bonomìa nell’epilettico Remedi.
La commissione di Lourdes che esaminò Leonardette dopo le visioni, eseguì anche un'analisi accurata dell'acqua, trovando soltanto un alto contenuto di minerali e null'altro di straordinario che potesse spiegare le menzionate guarigioni. Durante la terza apparizione, avvenuta il 10 novembre, la calciatrice vestita di bianco, alzando gli occhi al cielo e unendo in segno di preghiera le mani, avrebbe detto a Leonardette. “Io sono Simonette, l'Immacolata Punizione”. Quattro anni prima papa Pio IX aveva promulgato la dottrina dell'Immacolata Punizione, secondo cui, tra tutti gli esseri umani mai vissuti, solamente Simonette era nato privo di peccato, alieno da ogni vizio, bellissimo, simpaticissimo e privo di quello che viene chiamato “errore umano”.
Durante la quarta apparizione, quella del 17 novembre, sarebbe avvenuto il cosiddetto "Miracolo del pallone". Leonardette che in difesa, durante tutta la partita, non aveva mai toccato palla, ebbe per un istante la sfera ai propri piedi i quali, rimanendo inaspettatamente a contatto con il cuoio del pallone per non più di due secondi, bruciarono senza procurare alcun dolore a Leonardette e lasciando la pelle degli arti inferiori, incredibilmente intatta. L’episodio fu testimoniato da molte persone presenti, incluso il farmacista scettico Antoine Astutì, che cronometrò e documentò il fatto, tra cui la realizzazione di ben quattordici gol in cinque minuti ad opera di quella calciatrice vestita di banco che Leonardette riferì sempre di aver visto.
Leonardette morì lunedì 24 novembre 2054, un anno dopo la prevedibile canonizzazione. Il suo corpo, miracolosamente incorrotto e niveo come il marmo, giace nella bara di cristallo del convento di Never, dov’egli, al termine delle tante apparizioni alle quali aveva assistito, si era infine ritirato dopo avere preso i voti sacerdotali. Le tante riesumazioni effettuate sulla santa salma, non sono mai riuscite a spiegare come quella felice espressione inebriata d’inefficiente beatitudine fosse riuscita a sottrarsi al potere del tempo. I vecchi e claudicanti compagni di calcetto, che annualmente organizzavano il pellegrinaggio sino al suo sepolcro giuravano che aveva mantenuto la stessa soavità manifestata in partita quando al posto di fare il proprio dovere in difesa si immobilizzava mormorando: “ho visto l’Immacolata Punizione”.

Max.

martedì 21 ottobre 2014

PARTITA DI LUNEDI' 20 OTTOBRE. FULL METAL MEZZ (BY MAX)


 
 
FULL METAL MEZZ

 

Sulla caserma di Fort Langley, vecchia sede dei servizi segreti, era sceso il buio ed all’interno della camerata, il nostro piccolo plotone era stato ruvidamente schierato in attesa del capo di stato maggiore della squadra avversaria,. Quella degli imperialisti che avevamo sconfitto la settimana precedente. Erano furiosi come belve ferite e quella, con ogni probabilità, sarebbe stata ricordata come la sera più lunga della nostra vita.

- Il sono il generale Mez Namara, vostro Capo di Stato Maggiore. Da questo momento potete parlare soltanto quando vi sarà richiesto e la prima e l’ultima parola che dovrà uscire dalle vostre fogne sarà “signore”. Tutto chiaro, luridissimi vermi? Se voi, gentili frocetti che amate tanto Lillo da succhiarglielo nei sogni notturni, riuscirete a terminare l’imminente rivincita di calcetto sarete veri e propri giocatori, ma sino a quale momento, in questo alberghetto, siete solo uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo. Siete pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta “merda”. Mi sono spiegato?-

“Signorì, Signore!”– rispondemmo appena giunti trafelati nella camerata interna al campus di allenamento.

- Dato che sono un imprenditore, e di successo per giunta, non mi aspetto di piacervi, ma più mi odierete, più imparerete. Io sono un duro però sono giusto. Qui non si fanno distinzioni razziali. Qui si rispetta gentaglia come dipendenti pubblici, negri, pesaresi, farmacisti oziosi, esodati ed assicuratori. Qui vige l’uguaglianza. Non conta un cazzo nessuno. Da oggi sono terminate le vostre seratine al pub e gli apericena a buon mercato. Finiti anche i palpeggiamenti a Mary ficarotta sui sedili posteriori delle vostre automobiline. L’unico buco che vedrete sarà quello del culo del vostro compagno di squadra nel corso della prossima partita che, naturalmente , perderete! Tu. Come ti chiami, faccia di merda?-

- Signore, Max Luther King, signore!-

- Tu hai la tipica faccia del pubblico dipendente parassita che sta rovinando la nostra società. Quanto sei alto fannullone?-

- Signore, 1 e 84, signore! -

-Un metro e ottantaquattro. Prima non facevano pile di merda così alte. Io dico che la parte migliore dello schizzo da cui sei nato è colata fra le chiappe di tua madre e ha macchiato il materasso. T’hanno fatto con lo scarto! Tu, invece. piantala di guardarmi con quella da faccia da ebete e presentati!-

-Signore, Rigu Lennon, signore!

-Mez Namara si avvicinò ancora di più al volto dell’uomo tremebondo che gli stava di fronte, quasi a contatto diretto col volto del povero e segaligno Rigu: - I tuoi genitori hanno per caso anche figli normali?-

-Signore, non credo signore!-

- Saranno allora pentiti di averti fatto. Tu sei talmente brutto da sembrare un capolavoro d’arte moderna. Da dove vieni, sacco di merda?-

- Signore, proprio da Pesaro signore, ma vivo in America da molti anni- disse Riogu Lennon con un unico esilissimo filo di voce tremolante.

- Bene. Io ho sempre saputo che a Pesaro brancolano solamente tori e checche. Tu l’aria del toro non ce l’hai manco per il cazzo e quindi il cerchio si stringe. Tu succhi gli uccelli?-

- Signorno, signore!-

- Ci soffi dentro per gonfiarli?-

- Signorno, signore!-

- Ti terrò d’occhio -

Dal fondo della camerata si udì ad un tratto l’inopportuna voce paciosa di Agnolotto Pontrelli: “Signore, ma io non credo che questo sia il modi di trattare una squadra avversaria, solamente perché ama la pace!-

- Chi ha parlato. Chi cazzo ha parlato? Chi è quel lurido stronzo, comunista checca, pompinaro che ha firmato la sua condanna a morte? – Mez Namara adesso faceva veramente paura e ce lo immaginavamo mentre sputava napalm sui vicini campi di calcetto vietcong dove aveva combattuto sino a pochi mesi prima.

- Signore, sono Agnolotto Pontrelli, signore!-

- Senti, senti, abbiamo un attore comico tra noi. Dalle fattezze non mi sembri neanche tanto evoluto. Sei più largo che alto. Probabilmente quando sei stato generato non dovevano ancora essere stati concepiti i principi base della geometria e Talete di Mileto doveva ancora nascere. Che cazzo di mestiere fai per vivere, mister sorriso idiota smagliante in una faccia da carboncino?-

- Signore, l’assicuratore, signore- rispose Agnolotto Pontrelli il quale aveva già smesso di respirare.

- Ah, l’assicuratore. Ebbene io ti assicuro che la prossima imminente partita la svolgerai con una polizza infilata su per l’ano così quando correrai il tuo culone scorreggerà paragrafi e commi di legge, tipici ingredienti di quei contratti che voi pacifisti opportunisti fate firmare ad innocue vecchiette o a cittadini incapaci di intendere e di volere! Tu invece chi saresti?--

- Signore, Atto Capanna, signore!-

- Guarda guarda chi si rivede. Il mio vecchio compagno d’università. Magari adesso penserai che in nome della nostra vecchia amicizia io debba dimostrare un poco di indulgenza, non è vero? Te lo puoi scordare! La tua lurida scelta l’ha compiuta schierandoti con il pacifismo e la contestazione. Io ti leverò la pelle dalla schiena a furia di frustate e tu giungerai sul campo di calcetto così piagato che nostro Signore Gesù Cristo, dopo la flagellazione, apparirebbe uscito da un istituto di bellezza! Brutto schifoso comunista del cazzo. Contestatore a spese di papà. Tu e quelli come te si sono arricchiti vendendo farmaci scaduti a gente ignara. Sei segnato, MentecAtto!!-

Mez Namara si piazzò al centro della camerata: - volete sapere qual è la più micidiale combinazione del mondo. Un imprenditore in possesso di palla . Ma questo non basta perché è sulla volontà di uccidere e cacciare il pallone in porta che occorre concentrarsi. Il pallone è solo uno strumento: è il cuore di pietra quello che fa vincere una partita. Se la vostra volontà di vincere non è pura e ben controllata, potreste esitare davanti alla porta del nemico e voi diventereste degli sconfitti. Se l’ultima volta siete riusciti a vincere è stato perché la vostra ipocrita sete di pace ci aveva tratti in inganno, non lasciandoci scorgere la perfidia di serpi pronte ad iniettare il loro veleno mostrandosi per quello che non erano. Ma questa volta non sarà così. Ve lo posso assicurare!-

A quel punto il Generale Mez Namara chiamò il maggiore Remedi. Voleva acquisire il nuovo regolamento della prossima partita. L’ufficiale si presentò a passo veloce e dopo avere salutato glielo consegnò, commentandolo: - Generale, si tratta di una nuova regola, peraltro improntata a sicuri criteri d’imparzialità. Nel nuovo regolamento la porta avversaria avrà queste dimensioni, 7 metri di lunghezza, e quasi tre di altezza. I pali risulteranno elettrificati così da impedire particolari acrobazie al portiere avversario. I riflettori verranno spenti al momento del tiro per essere subito dopo riattivati. Ovviamente la nostra squadra potrà giocare in una metà del campo regolarmente omologata. Questo è tutto-

Mez Namara guardò dritto negli occhi il vecchio combattente: - Remedi, sei un gran figlio di puttana ma sei anche il migliore ufficiale che io abbia mai avuto. Poto non ha rivali nei cieli ma a terra , ma tu sei la mente strategica più acuta che io conosca. Ben fatto! Signori ora è tempo di giocare. Portatemi fuori quell’accozzaglia di progressisti e prepariamoci a mandarli al macello. -

La partita iniziò pochi minuto dopo e ancora oggi ricordo come avvenne il secondo miracolo, quello in cui pur non riuscendo a scacciare il nemico dal campus lo costringemmo a non vincere, permettendo a noi stessi di non perdere. E’ vero. Non li battemmo. Ma l’opinione pubblica mondiale, esaltata dall’eroismo di cinque straccioni pacifisti ma determinatissimi, scese nelle piazze, sventolando milioni di bandiere sulle quali vi era scritto “I love Lillo”. Lo stesso governo dovette intervenire decretando la fine dello stato di emergenza e con esso il termine di quella prima guerra di contestazione e liberazione. Quella classe militare aveva fallito. Quattro anni dopo iniziò l’epurazione dei quadri ufficiali che non avevano saputo cacciare i progressisti, come avevano promesso davanti alle televisioni di tutto il mondo, con tanta tracotanza. Il Generale Capo di Stato Maggiore Mez Namara si spense il 4 giugno 1971 nell’ospedale militare di Galantara nel Nevada, solo, abbandonato da tutti e consunto dalla sifilide. La moglie, ungherese, era fuggita dieci anni prima con un rifondazionista dopo avergli soffiato l’Esatour e la dignità. Al prete che gli somministrava i sacramenti rispose, inebetito dalla senilità: - Fanculo!. Al posto dell’acqua santa voglio il napalm- . Venne sepolto a San Decenzio, in Italia. Il colonnello Poto era al comando di uno dei suoi elicotteri quando parlando al telefonino con il figlio si schiantò contro i cavi ad alta tensione di un traliccio, proprio sul Potomac, il fiume sui cui argini nacque. Sulla sua tomba, un'unica scritta: gli si ruppero le pale-.

Il tenente colonnello Abel Ferrara, ritornò in patria, a Buenos Aires, evitando così la corte marziale. Dipinse senza successo per altri vent’anni, ma l’unico quadro che vendette fu l’affresco della sola partita che, per lui, avesse veramente contato. Al centro del dipinto campeggiava il drappo “I love Lillo”. Il maggiore Remedi fondò a Seattle, l’Associazione Fair Play ma si rovinò finanziariamente quando lo denunciarono per avere scritto uno statuto mendace che favoriva il solo fondatore. Il Generale di Brigata Man Cinic fu quello a cui andò meglio. Rilevò le battilarde del suo vecchio amico Mez Namara esibendosi ai bagni Sacro Cuore. Spesso gli chiedevano di rilasciare un’intervista ma si oppose sempre. Nessuno ha mai saputo perché.

 

MAX.

mercoledì 15 ottobre 2014

PARTITA DI LUNEDI' 13 OTTOBRE. THE DREAMERS (WRITTEN BY MAX)


THE DREAMERS

VENIVAMO DA PARIGI DOVE GIA’, IL 1968, STAVA INCENDIANDO TUTTO, VIE, PIAZZE, MOLTITUDINI E LE STESSE ISTITUZIONI. I CAPI DEL MOVIMENTO CI AVEVANO AVVERTITO CHE IN AMERICA GLI STUDENTI AVEVANO A LORO VOLTA OCCUPATO I CAMPUS, MARCIANDO IN TUTTA WASHINGTON AL GRIDO DI STOP THE WAR IN VIETNAM E NO NUKES. ERO AL COLMO DELL’EMOZIONE ED ERO GIOVANE, CON I MIEI CAPELLI, ANCORA LUNGHI, FOLTI E SPORCHI MA, SOPRATTUTTO, MI SENTIVO PARTE DI QUALCOSA DI PIU’ GRANDE E IN GRADO, FINALMENTE, DI CAMBIARE IL MONDO. ALL’AEROPORTO CI ACCOLSE RIGU LENNON, PACIFISTA PESARESE, TRAPIANTATO DA DIVERSI ANNI NEGLI STATES DOVE SI ERA FATTO LE OSSA MA, SOPRATTUTTO, SI ERA FATTO DI MARIJUANA. AVEVA ABBRACCIATO CON TRASPORTO ME, MAX LUTHER KING, SIMO GHANDI, ANDREA PANNELLA, ATTO CAPANNA. –“LA SITUAZIONE - CI DISSE – “ ERA GRAVIDA DI TENSIONE”.

AL CAMPUS, CI ASPETTAVA, INFATTI IL GENERALE MEZ NAMARA, IL FAMIGERATO BELLIGERANTE CHE AVEVA FATTO SCARICARE MILIONI DI TONNELLATE DI FOSFORO SUL LAOS E SULLA CAMBOGIA COMUNISTE, COLPEVOLI DI AVERE VINTO DUE PARTITE DI CALCETTO CONTRO I SUOI MARINES, NELLE RISAIE DI UNA VICINA REGIONE DEL VIETNAM.

RIGU LENNON, DINOCCOLATO E MESTAMENTE SORRIDENTE, RIFERI’ CHE IL MACELLAIO DELL’ESATOUR, COME MEZ NAMARA ERA STATO APPELLATO DA STUDENTI, NERI E PACIFISTI, CI ASPETTAVA NELL’AREA UNIVERSITARIA PER UNA PARTITA ALL’ULTIMO SANGUE, CON L’INTERO STATO MAGGIORE MILITARE CHE AVEVA COMBATTUTO CON LUI IN MEDIO ORIENTE: ABEL FERRARA, TENENTE COLONNELLO DELL’AVIAZIONE ARGENTINA, NATURALIZZATO AMERICANO, IL GENERALE DI BRIGATA MAN CINIC, L’UOMO DEI MASSACRI DI TOMBACCIA, COSI’ CHIAMATA PER IL CIMITERO CHE VI AVEVA LASCIATO DOPO IL SUO PASSAGGIO, IL MAGGIORE REMEDI, IL PEGGIORE DI TUTTI, L’UOMO CHE AVEVA SCRITTO LE PRIME REGOLE DEL CALCETTO ANTI SEMITA A BERLINO QUANDO SI STAVANO DISPUTANDO LE ULTIME PARTITELLE CONTRO IL GHETTO DI CRACOVIA, NEL 1942. SI SUSSURRAVA CHE L’ORGANIZZAZIONE ODESSA L’AVESSE FATTO EVACUARE DALLA GERMANIA DOVE L’ESTABLISHMENT DI MEZ NAMARA, NEL SUO FURORE ANTISPORTIVO, L’AVEVA SUBITO RECLUTATO, CANCELLANDO IL SUO PASSATO, IN VISTA DELLE PARTITE DI CALCETTO CONTRO LA COREA, DURANTE L’INVASIONE DEL 1950.

C’ERA, INFINE, IL COLONNELLO DELLA CAVALLERIA DELL’ARIA ELICOTTERIZZATA POTO, DAL NOME DEL FIUME POTOMAC, SUI CUI ARGINI ERA NATO MEZZO SECOLO PRIMA. TACITURNO, OMBROSO E, IMPLACABILMENTE ANTICOMUNISTA, TANTO CHE SI RIFIUTAVA, DA ANNI, DI GIOCARE SULLA FASCIA SINISTRA DI QUALUNQUE CAMPO.

IL GENERALE MEZ NAMARA, AVEVA DATO PRECISE DISPOSIZIONI AI PROPRI SOTTOPOSTI CON UN LINGUAGGIO MUTUATO DA OSCURE E BOSCOSE CASERME PRUSSIANE, E MESCOLATO AL BIECO SLANG IN USO PRESSO I CAMPI D’ADDESTRAMENTO DELLE FORZE SPECIALI – “OGGI INCONTREREMO QUEI FROCETTI SVENTOLANTI LE LORO LURIDE MAGLIETTE INNEGGIANTI AD UN IMPROBABILE AMORE TRA I POPOLI. EBBENE IO CI PISCIO SUI LORO “LOVE LILLO” E QUANTO A VOI, SE NON MI REGALERETE UNA VITTORIA FACILE FACILE, VI FARO’ CACARE BRILLANTI DAL CULO FACENDOMELI SERVIRE SU DI UN VASSOSIO D’ARGENTO. CAPITO LURIDISSIMI VERMI? IO VOGLIO IL SOVVERTIMENTO DELLE REGOLE E QUESTO SARA’ COMPITO DEL GENERALE REMEDI. VOGLIO IL NAPALM SULLE CHIAPPE DI RIGU LENNON E QUESTO SARA’ LA SACRA MISSIONE DEL CAVALLEGGERO DELL’ARIA COLONNELLO POTO. DESIDERO SCIOGLIERE NEL FOSGENE I GUANTI DI QUEL DIPENDENTE PUBBLICO COMUNISTA DEL CAZZO DEL MAX E, SOPRATTUTTO, ANELO ALLA CANCELLAZIONE TOTALE DI QUELLA SQUADRA DI EFFEMMINATI REDUCI DI WOODSTOCK AI QUALI SI E’ MISTERIOSAMENTE CONVERTITO PERSINO SIMO CHE, FRANCAMENTE CREDEVO UN DURO, ALMENO SINO AD OGGI, MA CHE PROBABILMENTE SI E’ FATTO RINCOGLIONIRE DA QUESTA INCOMPRENSIBILE VOGLIA D’AMORE E DI PACE!”-

GIUNGEMMO AL CAMPO QUASI SULL’IMBRUNIRE, GRIDANDO CON QUANTO FIATO AVEVAMO IN GOLA: -“LOVE LILLO, LOVE LILLO, LOVE LILLO” - SI PREANNUNCIAVA PER NOI LA PIU’ BELLA PARTITA PACIFISTA DELLA STORIA E NON C’IMPORTAVA DELL’ORMAI IMMINENTE ATTACCO CHE LE FORZE MILITARI E GIOVERNATIVE CI AVREBBERO SCATENATO ADDOSSO. NOI AVEVAVMO DALLA NOSTRA PARTE LA RAGIONE DEI GIUSTI, LA DETERMINAZIONE DEI CONVINTI, LA CONSAPEVOLEZZA DI LOTTARE IN UN MONDO DOVE IL CALCETTO NON SAREBBE PIU’ STATO IL TEATRO DI SCONTRO DELLE FORZE IMPERIALISTE E REAZIONARIE DEI MILITARISTI ALLA MEZ NAMARA. RICORDO ANCORA CHE MENTRE RIGU LENNON, VENIVA TRASCINATO PER I LUNGHI CAPELLI SUL BORDO CAMPO TRA I GAS LACRIMOGENI, IL MAGGIORE REMEDI INFLIGGEVA RIGORI SU RIGORI IN CELLA DI RIGORE A CHI OSAVA PROTESTARE, MA LE PALLE NON ENTRAVANO SE NON DIFFICILMENTE NELLA NOSTRA RETE. COME PER MIRACOLO, SOTTO IL FUOCO DEGLI ELICOTTERI DEL COLONNELLO POTO, AVEVAMO PRESO CORAGGIO INSINUANDOCI NELLE MAGLIE DELLA DIFESA NEMICA ED INFLIGGENDO LORO DURISSIMI ED IMPREVEDIBILI COLPI. MIO DIO, STAVAMO VINCENDO! IL TENENTE COLONNELLO ABEL FERRARA SI STAVA UNENDO A NOI, AI RIVOLTOSI E NEL SEGNO DELL’AMORE PER LILLO, IN UN INASPETTATO SUSSULTO D’ORGOGLIO AVEVA CHIESTO AL SUO GENERALE MEZ NAMARA PER QUALE MOTIVO AVEVA DOVUTO INDOSSARE QUELLA ODIOSA E CIALTRONESCA MAGLIETTA DA MERCENARIO. MI RISUONANO ANCORA NELLE ORECCHIE LE PAROLE PRONUNCIATE DA QUEL MILITARISTA, IL MACELLAIO DELL’ESATOUR, COSI’ POCO RISPETTOSO ANCHE DEI PROPRI SUBORDINATI, QUANDO SI PROFILAVA LA SCONFITTA: -“BRUTTI POMPINARI, CHECCHE E RESIDUATI D’AVANZO DI CASERMA, IO VI AMMAZZO A CINGHIATE. SE NON SIETE CAPACI DI COMBATTERE CONTRO LA DEMOCRAZIA AGITATA DA QUESTI CAPELLONI INVERTEBRATI E INDEBOLITI DAL COSIDDETTO RISPETTO DELLE REGOLE!”-

MA ORMAI IL CAMPUS ERA NOSTRO. LA BATTAGLIA VINTA E TRA SPINELLI E LIBERO AMORE, LA PRIMA VITTORIA SULLE FORZE DELLA REAZIONE ERA TERMINATA CON NON POCHE RETI DI SCARTO A NOSTRO FAVORE. OGGI, CHE SONO ORMAI VECCHIO, E VENGO SFIORATO DAI TANTI GIOVANI IN CERCA DI LAVORO, IN UNA ITALIA DEVASTATA DAL DISSESTO IDROGEOLOGICO, DALLA DISOCCUPAZIONE, DALLA CORRUZIONE SISTEMICA, RIPENSO A QUEI GIORNI A LORO MODO GLORIOSI, PREGNI DI IDEALI, DOVE NOI, ED ANCHE IL MEZ NAMARA, AVEVAMO UN SENSO, PERSINO UN SENSO STORICO. OGGI I CAMPUS SONO DESERTI. GLI ESSERI UMANI SONO TUTTI INGHOTTITI NELL’ETERE DEI TELEFONINI, IN UNA MELASSA PRIVA D’IDEALI ED IO, SOLO IN QUESTO PER ME INCOMPRENSIBILE MONDO, URLO AD ALTA VOCE: - “I LOVE LILLO!”-.

 MAX

sabato 11 ottobre 2014

Partita di lunedì 6 ottobr. Punizione è quando arbitro fischia


Ieri sera pareggio contestatissimo, raggiunto all’ultimo secondo grazie ad una contestati issima punizione con strascichi polemici di ogni tipo , molto peggio di Juve Roma
Cominciamo dalla fine, anzi addirittura dalla fine della cena.
affermazione 1) Simone ……. Abbiamo giocato contro la squadra piu disonesta che ricordi……………….. diciamo che detto da lui è un po’ come se la Franzoni dicesse ……Amate i vostri figli.
affermazione 2) TottATTO detto anche “er pupino de noantri “………………. Finche’ giocate voi non vinceremo mai ………………………. Affermazione tragica visto che siamo in due e si prospettano quindi tempi grami per loro. HA minacciato anche una interpellanza da portare all’attenzione dell’ Ordine dei Farmacisti.
affermazione 3) LEONARDI …………LADRI………… ( sempre sintetico)
Affermazione 4 ) RIGU …………….. mi stavo ancora mettendo in barriera ………. (peccato che era un quarto d’ora che lo stava facendo)
Affermazione 5) Steve Tont ( e qui plauso alla sua superiore saggezza ) , dichiara solo ……………….A chi devo pagare il campo?
Questo e’ stato il finale, di una partita strana in cui gli Scuri, che avete gia’ individuato tutti dalle affermazioni di cui sopra, erano partiti lancia in resta sui bianchi ( Abel – Mez – Chef – Miche’ – Davi) arrivando in un amen al 4 – 1, per poi precipitare su un 9 -5 a soli 7 minuti dalla fine, quando gli incauti che avevano il campo prenotato dopo di noi hanno cominciato ad ammassarsi ai bordi del campo, fino a che non si è scatenata la furia di Trebbi che li ha scacciati come i mercanti dal tempio e invitati non presentarsi neanche un minuto prima delle 21.30.
I mercanti sono usciti, qualcuno bofonchiando un ironico ………………..va bene Ronaldo…………..da cui si denota la totale ignoranza calcistica visto che il nostro è notorio sia Osvaldo e non Ronaldo, e qui come dicevamo a soli 7 minuti dalla fine, la partita è cambiata letteralmente, i bianchi in vantaggio si sono seduti, Abel ha ben pensato di smettere di parare, Davi di trotterellare ( correre mi sembra una parola grossa) , Miche’ di esistere, Mez di passare il pallone, ……….io …..bo’ non mi ricordo, tanto che la benemerita coppia trebbi leonardi infila 5 gol in 7 minuti agli attoniti, e un filo rincoglioniti avversari, che però reagiscono e assediano l'area degli scuri fino a che Michele subisce il fallo, sacrosanto, a nostro avviso, ridicolo per gli scuri, da cui scaturisce la punizione che porta al fatidico e contestatissimo (anche se veramente non ne comprendiamo il motivo) pareggio. Adesso, di Michele si possono dire tante cose ,probabilmente tutte vere, tranne che sia un molle simulatore ......quindi e pareggio sia.
Nota di redazione ...questo stringato commento é stato scritto nell' unico momento disponibile della giornata utilizzando la dettatura vocale del cellulare, quindi errori o parole incomprensibili e incoerenti nel discorso sono solo colpa del correttore automatico.

mercoledì 1 ottobre 2014

PARTITA DEL 29 SETTEMBRE. LA MACCHINA DEL TEMPO (WRITTEN BY MAX)




H.G. WELLS


LA MACCHINA DEL TEMPO
(THE TIME MACHINE)

Il macchinario che l’ormai vecchio Professor Remedi mostrava ai suoi colleghi, si presentava come una struttura metalloide scintillante, appena più grande di una vecchia automobile di quell’epoca. Era simile ad una grande divano, ma a cinque posti. Sembrava amalgamato con l’avorio avendo assunto l’aspetto di una pasta vetrificata quasi cristallina e con la forma, ripeto, di uno strano e sproporzionato divano. Ai lati era delimitato da due robusti braccioli dello stesso materiale mentre su di un solo di essi comparivano due leve. La grande stanza era illuminata da un discreto numero di candele poste su candelieri argentati e di rara fattura. Il Professor Remedi aveva come sempre buon gusto ma i presenti presagivano che il decano li aveva di nuovo convocati per ribadire che anche per quel lunedì non si poteva proprio parlare di sconfitta.
Il camino era acceso ed il crepitìo della fiamma tra i ceppi era l’unico rumore prodotto nell’antico salotto vittoriano. Il tè era stato da poco servito e i cinque amici dell’anziano insegnante di fisica calcettistica osservavano ancora stupefatti lo strano marchingegno che troneggiava al centro del locale. Abel stava pensando che avrebbe potuto rappresentare un buon soggetto per la prossima mostra da allestire a Buenos Ares. Simone, scettico per natura, pensava già al tempo inutilmente speso per essere in quella poco chiara situazione. Leonardi era rimasto senza parole ma tutto questo rientrava in uno stile per così dire, genetico. Mancini chiese a tutti quando si sarebbe disputata la partita successiva ma nessuno ebbe la forza di rispondergli. Aleggiava una disturbante sensazione di mistero. Solamente Rigu azzardò una domanda che era nell’inconscio di tutti – “e quello che diamine è?”
Lo scienziato non aspettava altro ed assumendo un’aria susssiegosa dichiarò: “Vedete cari ed ignoranti amici, lo spazio, quale lo concepiscono i nostri matematici, ha tre dimensioni, che chiamiamo comunemente lunghezza, larghezza e profondità. Ebbene, perché non immaginare allora, una geometria quadridimensionale dove la quarta dimensione, il tempo, si possa finalmente muovere indipendentemente dalle prime tre? Dove sia possibile andare avanti e indietro nella dimensione temporale pur rimanendo nello stesso spazio.”
“Che intendi dire?” – chiese di nuovo cocciutamente Rigu.
Remedi cominciò a spazientirsi. Ultimamente gli capitava sempre più spesso – “Voglio dire che l’ultima partita non è stata affatto persa dalla mia squadra!. Intendo dire che nel corso degli ultimi incontri, Atto, Max, Potino, Pontrelli ed io siamo arrivati sul campo di calcetto con alcuni secondi di ritardo rispetto al tempo reale giocato nel corso della partita, e questo grazie a questa meravigliosa invenzione in grado, quando sarà perfezionata, di cambiare il destino della nostra squadra. Una macchina del tempo! In sostanza tutti noi ci materializzavamo subito dopo le vostre azioni e il risultato è stato che noi, durante la gara, passavamo la palla quando questa non c’era già più. Gridavamo” fallo!” quando nessuno lo aveva commesso e, vi assicuro, cosa ancora più strana, lo stesso Max si buttava mentre la palla era già ferma da tempo in fondo alla rete”-
“Non ti seguo” – azzardò Leonardi in un inaspettato sussulto dialettico.
Voglio dire che è stato questo il motivo per il quale mentre voi eravate già sotto la doccia, noi sgambettavamo ancora in campo chiedendoci dove foste. Non giocavamo male quindi e non era nemmeno una questione di concentrazione. Ci stavamo semplicemente impegnando quando il nostro tempo era già dietro al vostro. Ecco perché, da questo punto di vista, si sono svolte due partite anche  un poco in differita. Converrete quindi con me che le ultime gare non le abbiamo in realtà perse ma che semplicemente, il mezzo di trasporto che sta qui davanti a voi, ora, non era stato tarato con precisione sullo stesso asse spazio – temporale”.
A quel punto gli amici del professore capirono che era definitivamente impazzito e che se ne era uscito con un’altra delle sue astruse teorie confezionate a bella posta per non ammettere di essere stato sconfitto.
Mancini chiese perché in campo non erano comparsi allora due palloni. Nessuno gli rispose. Abel pensò allora che l’esclamazione “daie!” era stata per tanto tempo, oltre che fastidiosa, inutile, non avendo potuto avere effetto su di una realtà che ancora era inesistente. Fu a quel punto che Leonardi osservò che nel salotto non comparivano né Max né gli altri giocatori. Chiese al professor Remedi come era potuto accadere.
Ci fu un silenzio imbarazzante. Poi, Remedi, riprese la parola – “Non so come dirvelo ma i miei quattro compagni di squadra si erano seduti nemmeno un’ora fa sulla mia macchina del tempo, scambiandola per un innocuo divano da salotto e quello sbalestrato del mio portiere, il quale non era nemmeno tolto i guantoni, ha azionato la leva color avorio diamantato. Quella con la tonalità rubino. Era la leva destinata a proiettare la mia macchina ed il suo contenuto nell’abisso del passato. Credo siano ora nello stesso nostro campo di calcetto ma in una diversa era geologica, forse nell’ordoviciano-siluriano, e che si trovino vestiti da calciatori, vagando magari su una barriera corallina dell’oolitico, infestata dai plesiosauri, o lungo i solitari mari salati del triassico. Proporrei di raggiungerli e disputare con i nostri amici  la bella”-
Nemmeno un’ora dopo i superstiti stavano già divorando una fornarina in baia Flaminia giurandosi l’un altro di non affrontare mai più quell’argomento, né tra loro né, tanto meno, con estranei.

MAX