LEONARDETTE SUBIROUS
San
Leonardette Soubirou italianizzato in Leonardo Soubirous, è stato un
religioso e mistico pesarese. E’ ancor oggi conosciuto per le apparizioni
mariane alle quali riferì di aver assistito in un campo di calcetto vicino al
suo paese natale, il Campetto di Massabielle, a Soria. La visione
dell'allora già non più giovane Leonardette è conosciuta come apparizione della
"calciatrice vestita di bianco", divenuta nota poi come Nostra
Calciatrice di Lourdes. Da quella visione seguirono prodigi dichiarati non
spiegabili scientificamente, da una Commissione medica appositamente istituita
dall'amministrazione del Santuario dell’Athletic Club. Fu sicuramente da allora
che Leonardette perdette inspiegabilmente la parola.
I
sorprendenti accadimenti di cui fu protagonista in giovane età Leonardette
hanno fatto di Lourdes uno dei principali luoghi di pellegrinaggio per chi
professa la fede nel calcetto ma soprattutto, per chi, affetto da numerosi
mali, ha dovuto abbandonare le proprie passioni sportive.
Il
padre, Quinto Soubirous, e la madre, Armanda Castérot, gestivano il mulino di
Soria dove egli nacque il 7 gennaio del 1964. Fu battezzato due giorni più
tardi, il 9 gennaio, primo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, nella
chiesa parrocchiale di Cristo Re. Appena venne alla luce pronunciò le prime
frasi che vennero subito annunciate come profetiche:- “Lunedì si gioca?” Dopo di lui i due coniugi non vollero altri
figli.
Leonardette
conobbe presto la fame e la malattia. Di salute fragile, a causa delle tante
stagioni invernali trascorse sui campi all’aperto della provincia, dimostrava
comunque meno anni di quelli che aveva. I suoi sentimenti religiosi erano già
forti sebbene non conoscesse il catechismo. Alcuni vicini affermarono che la
famiglia viveva armoniosamente, basandosi sull’amore reciproco, mediato da una
spiccata devozione religiosa.
Per
contribuire al mantenimento della famiglia Leonardette venne venduto ad una
squadra di calcio di Bartrès, dove egli si distinse sia per l’abilità nel
controllare la palla, che per la fulminea velocità che gli permetteva di
seminare senza fatica tanti giocatori più giovani di lui. Venne più tardi
impiegato nella sorveglianza e pascolo delle greggi, dove ebbe occasione di
conoscere il pastorello occitanico Fabienne Pontrellì.
Secondo
quanto riferito dallo stesso Leonardette, il 27 ottobre 2014 già incanutito,
mentre assieme al suo amico, Fabienne Pontrellì, partecipava ad una partita di
calcetto vicino alla grotta di Massabielle (poco fuori Lourdes), Leonardette
ebbe la prima visione di ciò che descrisse come "un piccolo calciatore
giovane" eretto all’interno di una nicchia incavata nella roccia. I
giocatori che giocavano con lui quella sera di fine ottobre, riferirono di non
aver visto nulla. L'identità dell'apparizione - nelle parole di Leonardette -
rimase sconosciuta fino alla seconda visione, quella del 3 novembre. Sino ad
allora Leonardette si era limitato a chiamarla “Simonette” che, in lingua
occitanica significava e significa ancor oggi “il calciatore” o “la
calciatrice”. La storia di Leonardette creò scompiglio tra gli abitanti
della cittadina pesarese, che erano divisi sulla convinzione che il non più
giovane marchigiano mistificasse il proprio racconto per giustificare
l’immobilismo durante le tante partite giocate negli ultimi dieci anni.
Presto,
un grande numero di persone iniziarono comunque a seguirlo quotidianamente nel
corso delle tante partite, talune per curiosità, altre le quali potevano
finalmente conoscere colui che aveva assistito ad una autentica apparizione
miracolosa. Il contenuto delle visioni di Leonardette fu caratterizzato da assoluta
semplicità e indirizzato prioritariamente sulla necessità della preghiera e
della penitenza negli spogliatoi. Tuttavia, durante la seconda apparizione,
quella del 3 novembre, Leonardette spiegò alla sua famiglia che la Signora
aveva detto "Recati per favore dagli altri giocatori e riferisci loro
che una cappella a me dedicata dovrà essere edificata qui, accanto al campetto,
vicino al fiume Foglia”. Accompagnato da due delle sue zie, Leonardette si
presentò puntualmente con la richiesta al parroco di Sorii, un uomo dalla mente
feconda ma austero e poco incline a credere ad affermazioni, pressoché sempre
mendaci di contadini semianalfabeti e in cerca di notorietà.
Il
Parroco disse a Leonardette che la bianca calciatrice doveva fornire
almeno un'identificazione più certa e meno generica. Il laconico giocatore di
calcetto affermò che nella visione successiva aveva ripetuto alla lettera le
parole del Parroco alla figura ancora sconosciuta ma che ella si era limitata
ad un inchino seguito da un impalpabile sorriso senza parola. Il sacerdote
disse a Leonardette che sarebbe stato importante evidenziare la prova che la "bianca
calciatrice" era reale e tangibile, capace quindi, di compiere un
miracolo.
Chiese
a Leonardette di far scaturire acqua finalmente calda, dalle docce del
complesso calcistico, mostrando così le prove della loro virtù salvifica. Si
era giunti a metà novembre.
Come
Leonardette riportò più tardi alla sua famiglia e agli inquirenti civili ed
ecclesiastici, durante la seconda apparizione, la bianca calciatrice gli
riferì, presumibilmente di bere l’acqua sorgente che fluiva dalle docce,
invitandolo a cibarsi delle piante che crescevano liberamente in quel terreno
duro e arido. Dal giorno in cui Leonardette aveva portato alla luce la
sorgente, 68 guarigioni tra quelle verificate dall'Ufficio Medico di Lourdes e
classificate come "inspiegabili", sono state riconosciute miracolose
dalla Chiesa cattolica. Tra queste: il senno restituito a Mancini, il
sorriso ridipinto sul volto di Poto, la sportività del negletto Mezz, la
lucidità e la bonomìa nell’epilettico Remedi.
La
commissione di Lourdes che esaminò Leonardette dopo le visioni, eseguì anche
un'analisi accurata dell'acqua, trovando soltanto un alto contenuto di minerali
e null'altro di straordinario che potesse spiegare le menzionate guarigioni.
Durante la terza apparizione, avvenuta il 10 novembre, la calciatrice
vestita di bianco, alzando gli occhi al cielo e unendo in segno di
preghiera le mani, avrebbe detto a Leonardette. “Io sono Simonette,
l'Immacolata Punizione”. Quattro anni prima papa Pio IX aveva promulgato la
dottrina dell'Immacolata Punizione, secondo cui, tra tutti gli esseri umani mai
vissuti, solamente Simonette era nato privo di peccato, alieno da ogni vizio,
bellissimo, simpaticissimo e privo di quello che viene chiamato “errore
umano”.
Durante
la quarta apparizione, quella del 17 novembre, sarebbe avvenuto il cosiddetto "Miracolo
del pallone". Leonardette che in difesa, durante tutta la partita, non
aveva mai toccato palla, ebbe per un istante la sfera ai propri piedi i quali,
rimanendo inaspettatamente a contatto con il cuoio del pallone per non più di
due secondi, bruciarono senza procurare alcun dolore a Leonardette e lasciando
la pelle degli arti inferiori, incredibilmente intatta. L’episodio fu
testimoniato da molte persone presenti, incluso il farmacista scettico Antoine
Astutì, che cronometrò e documentò il fatto, tra cui la realizzazione di ben
quattordici gol in cinque minuti ad opera di quella calciatrice vestita di
banco che Leonardette riferì sempre di aver visto.
Leonardette
morì lunedì 24 novembre 2054, un anno dopo la prevedibile canonizzazione. Il
suo corpo, miracolosamente incorrotto e niveo come il marmo, giace nella bara
di cristallo del convento di Never, dov’egli, al termine delle tante
apparizioni alle quali aveva assistito, si era infine ritirato dopo avere preso
i voti sacerdotali. Le tante riesumazioni effettuate sulla santa salma, non
sono mai riuscite a spiegare come quella felice espressione inebriata
d’inefficiente beatitudine fosse riuscita a sottrarsi al potere del tempo. I
vecchi e claudicanti compagni di calcetto, che annualmente organizzavano il pellegrinaggio
sino al suo sepolcro giuravano che aveva mantenuto la stessa soavità
manifestata in partita quando al posto di fare il proprio dovere in difesa si
immobilizzava mormorando: “ho visto l’Immacolata Punizione”.
Max.